STORIA DELLA LIMONAIA             


Il nome Pra dela Fam (dal dialetto tignalese: ‘Prato della Fame’) deriva dal fatto che i pescatori e i navigatori del 16° secolo trovassero spesso venti contrari su questo tratto del Lago di Garda ed erano costretti a fermarsi qui per diversi giorni, spesso senza cibo.
I limoni, originari di Cina e India, furono importati in Europa dagli Arabi.
Sul Garda si diffusero grazie ai frati Francescani di Gargnano che li importarono a loro volta dalla Riviera Ligure nel corso del 13° secolo.
Questo viene testimoniato dai bassorilievi raffiguranti il frutto che si trovano sui capitelli delle colonne del chiostro di San Francesco. Questi agrumi trovano ancora oggi un ambiente favorevole grazie al clima mite del lago, alle rocce che trattengono e rilasciano il calore e grazie alle montagne che bloccano i venti freddi del nord.

La costruzione delle limonaie iniziò presumibilmente dopo il 13° secolo, vista la necessità di proteggere le piante dalle temperature invernali rigide che periodicamente interessano il Garda. Non si conosce l’ideatore di queste strutture, tuttavia si presume siano stati proprio gli stessi monaci francescani. Il clima mite del lago fece sì che si potessero piantare a terra queste piante producendo molti più limoni di quelle coltivate in vaso. Infatti il freddo è letale per questi agrumi che vegetano a 12°, mentre ad una temperatura vicina agli 0° protratta per diversi giorni rischiano di morire.

Garantiti dal pericolo del freddo la coltivazione dei limoni si fece più intensa e la sponda bresciana del lago da Limone a Salò divenne famosa come il luogo di coltivazione di agrumi più a nord del mondo (46° latitudine nord). Cominciò così l’attività di commercio dei limoni verso la Germania e la Russia, dove erano fortemente richiesti principalmente per due motivi, il primo: la loro grande ricchezza di vitamina C, molto utile per combattere lo scorbuto, malattia molto diffusa in Europa a quell’epoca. In secondo luogo per l’acido citrico, che all’epoca veniva estratto unicamente dai limoni e veniva usato come conservante per il cibo e disinfettante. Questa attività portò ad un cambiamento radicale dell’economia della zona, pescatori, allevatori e agricoltori si dedicarono a questa ben più remunerativa attività commerciale, questo portò anche allo spostamento di intere famiglie dall’entroterra montano verso il lago.

Data la ricchezza portata da questa attività, venne costruito nel 1750 il “Giardino vecchio”  del Pra dela Fam formato da 3 terrazze (in dialetto còle), ancora attive, e da altre 5 che si trovano a nord, attualmente abbandonate. Successivamente venne acquistato il giardino più nuovo, denominato appunto “Giardino Nuovo” che si trova sul sentiero che porta a Tignale; quest’ultimo venne costruito un secolo dopo (nel 1850) e fu abbandonato dopo pochi anni. La superficie totale del giardino ammontava  a quasi 5000 metri quadrati. La limonaia Pra dela Fam fu costruita su un terreno ai cui lati scorrono due torrenti (Baès e Piovere) che ne garantivano un’irrigazione continua.

Il successo di questa coltivazione è dato da molteplici fattori: innanzitutto prima dell’Unità d’Italia avvenuta nel 1861 il territorio era diviso il tanti piccoli Stati, per attraversarli con un carico di merce così preziosa bisognava pagare dei dazi molto alti alle dogane, quindi gli stati più a nord, che erano i principali importatori di agrumi prediligevano i limoni del Garda a quelli del sud Italia; il secondo motivo è che questi frutti, nati e cresciuti affrontando temperature più rigide erano più duraturi, resistevano meglio al lungo viaggio che dovevano affrontare ed erano inoltre anche più aromatici e profumati. Il commercio di questi frutti è stato per centinaia di anni al centro delle attività delle popolazioni dell’Alto Garda, data anche la quantità di limoni prodotti i (si potevano ottenere  fino a 600-800 frutti per ogni singola pianta).

Tuttavia il commercio subì un rapido declino che ne decretò la sua tragica fine. Nel 1861 con l’Unità d’Italia, le dogane interne furono abolite e i limoni del Sud Italia coltivati all’aria aperta tutto l’anno con costi di produzione inferiori cominciano a fare concorrenza ai nostri, l’Industria scoprì come sintetizzare e produrre l’acido citrico, finì, l’epidemia di scorbuto e come se non bastasse una terribile malattia colpì le piante di limone, così in tutte le serre del lago cominciarono a morire piante quasi secolari. Durante gli anni ’30 venne costruita la Gardesana, la strada che collega tutti i paesi del lago, anche quelle località (come questa) che prima erano raggiungibili solo via lago. Questa strada portò il turismo di massa, ed i pochi coltivatori rimasti, cominciarono a vendere i limoni ai passanti. Per renderli più “appetibili”, con spago e foglie di alloro li intrecciavano in bellissimi grappoli chiamati “picarele”.

Questa limonaia è una delle poche che produce ancora adesso, non solo limoni, ma anche arance, kumquat, mandarini e pompelmi. Fu il Comune di Tignale, negli anni ’80, a ristrutturarla e a rimetterla in funzione. Venne restaurata nuovamente nel 2007 e nel 2016. Nel 2011 entrò a far parte dell’Ecomuseo delle limonaie del Garda, che riguarda tutto il territorio di Tignale. Attualmente durante l’estate la limonaia viene aperta ai turisti, che possono ammirare la sua grande bellezza ed assaporarne le specialità alimentari.